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  La storia di Chioggia
 




LA STORIA



La leggenda delle origini di Chioggia narra che Antenore, fuggito da Troia dopo la sua sconfitta, trovò rifugio nelle coste del Mar Adriatico assieme ad Aquilio e Clodio, anch'essi fuggitivi. La leggenda si dirama poi in tre parti: Aquilio, Antenore e Clodio fondarono rispettivamente le comunità di Aquileia, Padova e Clodia. Per quest'ultima, Clodio scelse come stemma un leone rampante rosso a ricordo di Troia. Il nome Clodia poi cambiò nei secoli in Cluza, Clugia e quindi Chiozza, per arrivare infine all'attuale toponimo Chioggia.

Chioggia è di origine romana, ne resta il tipico reticolato geometrico nella topografia urbana, e faceva parte di una più estesa centuriazione che comprendeva l'intera area della laguna di Venezia. [3]

I documenti più vecchi sono attribuiti al V secolo d.C., quando la città era parte di una provincia dell'impero bizantino. Nel medioevo la città ebbe una propria autonomia comunale e nel 1110 divenne anche sede episcopale.

Palazzi in stile veneziano dai colori vivaci si affacciano sul Canal Vena, che taglia longitudinalmente Chioggia ed è uno dei più pittoreschi della città
Palazzi in stile veneziano dai colori vivaci si affacciano sul Canal Vena, che taglia longitudinalmente Chioggia ed è uno dei più pittoreschi della città

Una pagina importante della storia della città avvenne durante la cosiddetta guerra di Chioggia (rievocata nel Palio della Marciliana), l'ultimo scontro tra Repubblica di Genova e Serenissima Repubblica di Venezia.

Nel 1379 la città cadde in mano a Genova, per poi essere riconquistata dall'intervento veneziano nel 1380.

Chioggia fece parte della Repubblica di Venezia fino al 1797, anno in cui cadde in mano alle truppe di Napoleone Bonaparte.

In seguito al trattato di Campoformio, nel 1798, la città passò in mano all'Austria, a cui rimase tranne per un breve periodo in cui subentrarono nuovamente i francesi, fino al 1866, anno in cui Chioggia venne annessa al nascente Stato Italiano alla fine della terza guerra di indipendenza, quando, malgrado le sconfitte militari subite dalle forze italiane, con la notevole eccezione delle formazioni garibaldine, grazie all'alleanza con la Prussia, il governo austriaco fu costretto a cedere il Veneto e parte del l'odierno nordest all'Italia.

Durante la seconda guerra mondiale rischiò il bombardamento a tappeto da parte dell'aviazione alleata. Solo grazie alla rivolta dei cittadini i nazifascisti si arresero e il 27 aprile 1945 la città venne liberata dalle forze alleate


Il centro storico di Chioggia, se osservato dall'alto, appare a forma di lisca di pesce. La città viene denominata la Piccola Venezia per le caratteristiche urbanistiche della zona antica molto simile a quella di Venezia, il capoluogo veneto a cui la città è collegata da linee di battelli privati e dell'ACTV.

A Chioggia - sorta di isola collegata alla terraferma da poche strade rotabili - sono presenti, quindi, al pari di Venezia, calli, campi e canali. Il principale - dal punto di vista turistico, per la tipicità dei palazzi e delle chiese che vi si affacciano - è il citato Canal Vena, attraversato da nove ponti, per molti versi simili a quelli presenti a Venezia.

Il più imponente è il Ponte Vigo che chiude il canale a ridosso della laguna conducendo alla piazza omonima prospiciente la stazione dei battelli diretti a Pellestrina e nella quale troneggia un'alta colonna sormontata dal leone marciano, simbolo dell'orgoglio veneto ma ironicamente chiamato dai chioggiotti el gato (il gattone).

Gli altri canali che attraversano o racchiudono perpendicolarmente Chioggia sono il Canal Lusenzo, a sud, il Canal Lombardo, a ovest, e il Canale San Domenico, a est. La parte della città più esterna della città viene chiamata Riva Mare anche se in realtà non si affaccia sulla laguna; il nome deriva dalla sua posizione protesa, appunto, in direzione del mare.

Il ponte Vigo è l'ultimo ponte ad attraversare, a ridosso della laguna, il Canal Vena
Il ponte Vigo è l'ultimo ponte ad attraversare, a ridosso della laguna, il Canal Vena


Tratto da: Wikipedia L'enciclopedia libera!

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Storia e Leggende sempre su Chioggia

Sulla  fondazione  di  Chioggia  esistono diverse  leggende,  fra  queste  ne  ricor- diamo due: secondo la prima, il troiano Clodio  sarebbe  giunto  in  Italia  assieme ad Enea ed Antenore dopo la distruzione  della  città,  e  qui  avrebbe  fondato “Clodia”; secondo un’altra leggenda, invece,  la  città,  col  nome  di  “Cluza”,  sarebbe stata fondata dai Pelasgi, una  polazione di epoca preellenica e proveniente  dalla  Tessaglia.  Leggende  a  parte,  l’origine  della  città  va  ricercata  in epoca  preromana,  e  la  fondazione  si deve  probabilmente  agli  Etruschi.  In epoca  romana  Chioggia  fu  un  attivo porto commerciale, come ricorda anche la  tavola  Peuntingeriana  (copia  medievale  di  una  mappa  romana,  oggi  con- servata al Museo di Vienna). Il territorio di Chioggia viene citato anche da Plinio il  Vecchio,  nella  sua  Naturalis  Historia (III,  16),  dove  compare  come  “Fossa Clodia” e “Brundulum”. Dopo la caduta dell’Impero  Romano  d’Occidente  (V sec. d.C.) la penisola italiana vide il passaggio di numerose popolazioni barbare, che causarono la fuga degli abitanti della pianura verso zone impervie o verso isole. Per quanto riguarda Chioggia, la popolazione di allora aumentò grazie all’immigrazione degli abitanti della terraferma  che  si  rifugiarono  sulle  isole della  laguna  veneta.  L’incremento  demografico si tradusse in breve tempo in problema sociale e politico, che stimolò la nascita di un governo articolato e l’alleanza  con  le  altre  isole  della  laguna. Nacque  quindi  la  confederazione  delle dodici isole (Chioggia e Sottomarina, rispettivamente Clodia Major e Clodia Minor  erano  l’XI  e  la  XII  isola  dell’estuario), sottoposta all’Esarcato di Ravenna. Le continue aggressioni resero sempre più  difficile  per  Bisanzio  mantenere  i rapporti con Ravenna; così all’inizio dell’VIII  secolo,  per  fronteggiare  le  continue  incursioni,  gli  abitanti  delle  isole della  laguna  elessero  un  capo  militare, un Dux o Doge. Nel IX secolo, la città fu distrutta,  dopo  una  tenace  resistenza, da  Pipino  il  Breve,  che  la  assaltò  per terra e per mare. Dopo il trattato di pace,  stipulato  nell’814,  l’imperatore  lasciò l’Italia, e la laguna veneta diventò, di fatto, una zona sottoposta al controllo  di  Venezia.  Dopo  la  distruzione Chioggia  fu  ricostruita  e  lentamente  riprese la sue normali attività; tuttavia, la città  fu  nuovamente  devastata,  questa volta  da  un’incursione  degli  Ungari  nel 902. Nell’XI secolo Chioggia era un importante centro commerciale e strategi- co, per questo motivo fu preso di mira dai Padovani, che cercarono di conqui- stare la città alleandosi con i trevigiani e i  ravennati.  Tuttavia  Chioggia,  alleata con  Venezia,  resistette  all’assalto.  Nel XII  secolo  Enrico  Giancarolo,  Vescovo di Malmocco, trasferì la sede vescovile a  Chioggia,  accrescendo  l’importanza della  città.  In  quell’occasione,  oltre  al capitolo  dei  canonici,  furono  trasferite anche le reliquie dei Santi Felice e Fortunato,  che  diventarono  i  patroni  delladiocesi.  Durante  il  XIV  secolo,  i  duricontrasti  fra  Genova  e  Venezia  per  ilpredominio  sui  mari  portarono  alla Guerra di Chioggia 1379-80. Nel 1379 igenovesi riuscirono ad occupare la città e  la  trasformarono  in  una  roccaforte,tuttavia l’occupazione durò fino all’annoseguente, quando tornò in mano ai veneziani,  dopo  un  lungo  assedio.  Dopoquest’episodio bellico, Chioggia non ritornerà mai più ad essere una città importante per le saline e la sua produzione sarà destinata solo per la sua sussistenza. Venezia sviluppò un piano strategico in cui Chioggia diventava una zona di difesa della laguna. Così facendo,però,  isolò  maggiormente  la  città  e  neaggravò la crisi. Nel XVI e nel XVII secolo, la città fu colpita dalla peste e più volte  inondata;  inoltre  le  guerre  continue  con  i  Turchi  e  le  razzie  dei  pirati Usococchi non fecero che peggiorare lecondizioni  di  vita  dei  chioggiotti.  Nel1515,  gli  abitanti  di  Chioggia  furonoscomunicati  da  papa  Giulio  II  per  averdepredato due vascelli pontifici; mentreuna  nuova  scomunica  giunse  nel  1606 per  sospetto  di  eresia.  Le  finanze  dellacittà  ricevettero  un  nuovo  duro  colpocon  l’incendio  del  1623,  che  devastòl’antica cattedrale; inoltre, poco più tardi,  la  peste  portata  dai  lanzichenecchicausò  la  morte  di  più  della  metà  degliabitanti. Nel XVIII secolo, nonostante lacrisi economica e sociale, che colpì anche Venezia, furono intrapresi numerosilavori di abbellimento e di arricchimento di case e palazzi pubblici e privati. Fuin  questo  periodo  che  furono  realizzatila  piazza  e  la  cattedrale.  La  storia  del-l’ormai  decadente  Repubblica  di  SanMarco  terminò  nel  1797,  con  l’avventodell’esercito  francese  guidato  da  Napoleone  Bonaparte.  Due  giorni  dopo  l’en-trata  dei  francesi  a  Venezia,  essi  occuparono anche Chioggia, vi instauraronoun governo democratico e incamerarono i beni di diversi aristocratici e di al-cuni  istituti  ecclesiastici.  Questo  sconvolgimento  politico  durò  poco  tempo,poiché con il trattato di Campoformio il Veneto  fu  ceduto  all’Austria,  che  ripristinò la vecchia classe dirigente. Durante il dominio austriaco vi fu una solleva-zione  popolare  contro  una  guarnigioneaustriaca  il  20  aprile  1800,  conosciutacome “La sollevazione del Cristo”, poiché avvenne durante la tradizionale processione  del  Cristo  miracoloso  di  S.Domenico. Nel 1806 Chioggia fu nuovamente  occupata  dai  francesi,  che  vi  rimasero fino al 1814. Gli austriaci, ritornati  al  potere,  furono  costretti  ad  abbandonare la città nel 1848, ma ritornarono presto al governo e lo mantennerofino  al  1866,  quando  furono  sconfittinella  battaglia  di  Sadowa  dai  Prussianialleati  dei  Piemontesi.  Da  questo  momento Chioggia entrò a far parte del regno  d’Italia.  Fra  le  importanti  operepubbliche intraprese nella seconda metà  del  XIX  secolo  ricordiamo:  il  trattoferroviario  Rovigo-Chioggia  (che  perònon  fu  completato);  la  deviazione  deltratto  finale  del  Brenta,  i  cui  detriti  rischiavano di interrare la parte meridionale della laguna; la scuola elementare.Nonostante  la  città  non  fosse  direttamente coinvolta nella Grande Guerra, il conflitto provocò una grave crisi economica  e  la  morte  di  oltre  300  dei  suoiabitanti.  Fra  i  provvedimenti  che  dan-neggiarono  maggiormente  l’economiadella città vi fu l’impedimento della navigazione  dell’Adriatico,  a  causa  dellemine vaganti sparse in mare e l’allagamento  dei  campi  coltivati  dopo  la  disfatta di Caporetto. La crisi economica esociale  che  investì  Chioggia  al  terminedella guerra portò alla nascita dei partitisocialisti e alla costituzione di Leghe organizzate  della  camera  del  Lavoro.  Ilpartito socialista fu però costretto a dimettersi  in  seguito  alla  minaccia  fascista che negli anni ‘20 prese il potere intutt’Italia.  Nel  1935  furono  realizzati  ilporto e la diga di San Felice, che garantìmaggiore  sicurezza  alla  navigazione  econtribuì  all’ampliamento  della  superficie della spiaggia. I bombardamenti della seconda guerra mondiale danneggiarono numerose abitazioni, tuttavia si riuscì ad evitare un massiccio bombardamento da parte degli alleati, tramite unfalò  che  avvisò  gli  aerei  della  cacciatadei  tedeschi.  Nel  secondo  dopoguerrala città vide una lenta ripresa economica, ma negli anni ‘60 trovò nello sviluppo del turismo, della molluschicoltura edella pesca i settori di slancio economico per la città.
Il progetto del Duomo fu affidato a Baldassarre Longhena, il quale disegnò unedificio a pianta basilicale a tre navate.All’interno si trovano il Battistero settecentesco realizzato da Alvise Cattajapietra,  l’altare  maggiore  e  il  pulpito  operadel Tremignon. Da notare le tele di numerosi artisti, fra cui Palma il Giovane,Piazzetta,  Tiepolo,  Cignaroli,  Diziani  e Liberi.  Ricordiamo,  infine,  il  bassorilievo  collocato  sopra  la  porta  del  campanile  che  raffigura  la  sosta  notturna  di Papa Alessandro III nel 1178.



PORTA GARIBALDI
, con la sua bella struttura ad arco, è la porta di ingresso alla città. In passato era chiamata Porta o Torre di S. Maria, forse perché al suo interno ha un bel capitello della Madonna di marina, di autore ignoto, oltre ad una lapide che ricorda il passaggio di Papa Pio VII. La porta risale al 1530 e originariamente faceva parte della cinta di fortificazioni cinquecentesche erette a difesa della città. Il frontone presenta un’effigie del leone di San Marco, simbolo di dominio della Serenissima sui suoi territori. Attraverso Porta Garibaldi si entra nella strada principale di Chioggia, Corso del Popolo, che i chioggiotti chiamano anche "piazza".



PALAZZO GRASSI
Il Palazzo, eretto nel XVIII secolo in sti-le  neoclassico,  era  la  residenza  dell’omonima  famiglia  di  ricchi  mercantichioggiotti. Nel 1851 il Vescovo De Foretti acquistòl’edificio e lo donò alla città per ricavarne un ospedale civile. Il progetto dell’edificio fu commissionato  all’architetto  Andrea  Tirali  all’iniziodel XVIII secolo.


PIAZZETTA VIGO
Colonna di Vigo La  colonna  è  situata  all’inizio  di  Corsodel Popolo; su di essa si trova il Leonedi  San  Marco,  che  per  le  sue  fattezzenon  molto  regali  è  detto  “el  gato”  daichioggiotti. La  colonna,  scolpita  in  marmo  grecocon un capitello bizantino, è emersa nel1763,  durante  i  lavori  di  ricostruzionedella  torre  con  l’orologio  del  Palazzocittadino.  La  colonna  fu  collocata  nellaposizione  attuale  dal  podestà  GiulioMussato.Ponte di Vigo È il ponte cittadino più interessante dalpunto di vista artistico; esso fu realizzato  nel  1685  e  nel  1762  fu  impreziositocon  marmi  d’Istria  che  sostituirono  la vecchia  struttura  lignea  (duramenteprovata dalla Guerra di Chioggia). In  passato  sul  ponte  si  trovava  un  fa-nale  per  facilitare  l’orientamento  deinaviganti. 




PALAZZO COMUNALE
L’edificio originario fu distrutto da un in-cendio che colpì Chioggia nel 1817, tuttavia  è  ancora  visibile  l’antica  balaustraadornata di statue. L’attuale edificio, realizzato in stile neoclassico, era utilizzatoin  passato  come  sede  del  potere  imperiale e come carcere. All’interno del palazzo si trovano interessanti opere d’artequali:  il  trittico  raffigurante  la  Giustiziatra  i  Santi  Felice  e  Fortunato   (1436),opera  di  Jacobello  del  Fiore  e  la  tavolatrecentesca raffigurante Cristo tra i SantiFelice  e  Fortunato,  di  artista  anonimo,collocati  negli  uffici  del  Sindaco  e  dellaGiunta. Da notare anche l’Ultima Cena  diAntonio  Vassilacchi  (detto  l’Aliense)  e  idisegni  di Rosalba Carriera.




DUOMO DI CHIOGGIA
L’edificio  attuale  fu  costruito  nel  XVIIsecolo, dopo che un incendio nel 1623 distrusse l’antica chiesa del XII secolo. Il progetto del Duomo fu affidato a Baldassarre Longhena, il quale disegnò un edificio a pianta basilicale a tre navate. All’interno si trovano il Battistero settecentesco realizzato da Alvise Cattajapietra,  l’altare  maggiore  e  il  pulpito  opera del Tremignon. Da notare le tele di numerosi artisti, fra cui Palma il Giovane, Piazzetta,  Tiepolo,  Cignaroli,  Diziani  e Liberi.  Ricordiamo,  infine,  il  bassorilie- vo  collocato  sopra  la  porta  del  campanile  che  raffigura  la  sosta  notturna  di Papa Alessandro III nel 1178.

 


MUSEO CIVICO SAN FRANCESCO FUORI LE MURA
La Storia dell’edificio Il Museo è collocato nell’ex Convento di San Francesco fuori le mura; l’edificio fu costruito  nel  1315,  tuttavia  fu  distrutto durante la guerra di Chioggia e ricostruito  più  tardi  (nel  1434).  Durante  l’occupazione francese il Convento fu sconsa- crato  e  utilizzato  in  un  primo  momento come magazzino militare e suddiviso in due  solai.  Nella  prima  guerra  mondiale l’edificio  fu  utilizzato  come  magazzino ortofrutticolo;  nel  secondo  dopoguerra diventò  ricovero  per  gli  sfollati  e,  nella seconda metà del secolo scorso fu trasformato in un’autorimessa di autobus.
Il Museo Il museo civico, strutturato su tre piani, espone una collezione di reperti archeologici risalenti a varie epoche storiche. Il percorso della collezione è articolato con un criterio diacronico e tematico: al pian- terreno si trovano gli oggetti risalenti alle epoche preromana e romana (I sec. a.C. - VI d. C.); al primo piano sono esposti i reperti di epoca medievale, rinascimentale e moderna; al secondo piano è collocata una mostra di cantieristica e marineria lo- cale che va dal XVIII secolo sino ad oggi.
 


CHIESA DI SAN DOMENICO
L’isoletta su cui è situata la chiesa di San Domenico (raggiungibile dall’omonimo ponte) era anticamente proprietà dei Monaci Benedettini. All’inizio del XIII secolo passò, invece, ai predicatori Domenicani che nel 1287 vi costruirono un convento e la chiesa; mentre in seguito vide la presenza dei Gesuiti. L’edificio antico, eretto in stile romanico, fu abbattuto e ricostruito fra il 1745 e il 1762, su disegno di Pietro Pelli. Il campanile, strutturato a pianta quadrata e terminante con una cella campanaria a bifore, fu realizzato nel XIV se- colo. All’interno della chiesa si trovano opere di notevole interesse artistico, fra queste ricordiamo: l’Orazione nell’orto, opera di Alvise dal Friso collocata sopra la porta; un  San Paolo  di Vittore Carpaccio (1520); le tele che raffigurano la Battaglia contro gli Albigesi  realizzate da Pietro Damini; una composizione con Santi attribui- ta a Jacopo Tintoretto; la Pietà e i Santi  di Leandro da Bassano. Ricordiamo, inoltre, il  Crocifisso, venerato dalla popolazione locale, sulla cui sommità si trova un pelli- cano che, simbolicamente, rappresenta il sacrificio del Cristo morto in croce.
 



TEMPIETTO DI SAN MARTINO
L’edificio  fu  realizzato  in  stile  gotico-ve- neziano,  dagli  abitanti  di  Sottomarina, che si rifugiarono a Chioggia dopo la distruzione del paese da parte dei Genovesi nel XIV secolo. Il tempietto presenta una cupola  esagonale,  all’interno  è  abbellito da  due  pregevoli  polittici  raffiguranti  gli episodi della vita di San Martino  e la Madonna, attribuiti a Paolo Veneziano.




CHIESA DI SANT’ANDREA Situata lungo Corso del Popolo, la chie- sa fu fondata prima del XV secolo, tuttavia l’edificio fu ricostruito nella prima metà  del  XVIII  secolo.  La  chiesa  presenta una facciata barocca e il campanile, al suo fianco, è una struttura dell’ XI- XII  secolo  in  stile  romanico,  utilizzata originariamente anche come torre di difesa  e  di  avvistamento  militare.  All’in- terno si trova la Crocifissione  conservata nella sagrestia, attribuita in un primo momento a Palma il Vecchio e successivamente  a  Marescalco  (Giovanni Buonconsiglio).  Ricordiamo  inoltre  le opere  novecentesche  di  Antonio  Mari- netti e di Giuseppe Cherubini e una cinquecentesca statua in legno dorato.




CHIESA E ORATORIO SS.TRINITÀ
La  chiesa,  affacciata  sulla  Piazzetta  XX Settembre, fu costruita nel suo aspetto attuale  all’inizio  del  XVIII  secolo,  su progetto  dell’architetto  Andrea  Tirali. L’edificio  ha  una  struttura  a  pianta  a croce  greca,  con  una  cupola  centrale slanciata  rispetto  alla  base,  anche  grazie  alle  colonne  accoppiate  poste  agli angoli interni della chiesa. Da una cancellata  barocca  si  intravede  l’Oratorio dei  Battuti,  detti  i  “Rossi”  per  il  colore del saio penitenziale. 




CHIESA DI S. GIACOMO La chiesa porta il titolo di Basilica, in quanto conserva al suo interno la venerata icona raffigurante la Madonna della Na- vicella, ritrovata dopo l’apparizione sulla riva della spiaggia di Sottomarina della Madonna con il Corpo di Cristo piagato dai peccati dei chioggiotti nel 1508. L’icona è collocata all’interno dell’altare maggiore e contornata da diverse tolele (tavolette votive donate come ex-voto). L’antico edificio romanico fu demolito e sosti- tuito da quello attuale, su progetto di Domenico Belli e consacrato alla fine del XVIII secolo. All’interno va notata l’interessante pala d’altare con due Santi nella parte inferiore, attributi a Giovanni Bellini detto il Giambellino, mentre la parte supe- riore è di Antonio Marinetti; al centro è collocato il volto della Vergine, un affre- sco staccato dal Palazzo Granaio. Di notevole interesse anche il grande affresco del soffitto (XVIII sec.), la cui realizzazione si deve l pittore locale Antonio Marinetti (detto il Chiozzotto) e al vicentino Maure. 



Chiesa Filippini
 
A destra del Palazzo comunale si apre la Piazza XX Settembre, di piccole dimensioni. Superato il ponte sul canale della Vena, in fondo alla piazza, si trova la chiesa dei Filippini, eretta nel 1722 per volontà della famiglia Manin cui appartenne l`ultimo Doge, figlio del Conte Ludovico. L`interno è composto di un`unica navata con tre cappelle per lato e sul soffitto, in basso del riquadro centrale e tra i magistrati veneziani, Giacomo Casa (sec. XIX) ha raffigurato il Conte Manin. Sopra la porta d`ingresso si trova, inoltre, un`opera del sec. XVI di difficile attribuzione: La lavanda dei piedi.



PALAZZO GRANAIO Il  Palazzo,  uno  fra  gli  edifici  più  antichi della  città,  fu  realizzato  in  stile  gotico nella prima metà del XIV secolo per conservare  il  grano  della  città.  Anticamente il Palazzo poggiava su più di 60 colonne, che furono cementate all’inizio del secolo scorso per ricavarne un pianoterra. Da notare  l’edicola  con  la  Madonna  col Bambino, attribuita a Jacopo Sansovino.



Auditorium - Ex Chiesa San Nicolo'
A sud della Piazzetta Granaio si trova la ex Chiesa di S. Nicolò, edificio del 1322 ad un piano, costruito, probabilmente sulle fondamenta di un altro risalente al 1211, su un portico a pilastri di pietra d`Istria e rimaneggiato nel 1864, che conserva, entro un tabernacolo gotico, una Madonna col bambino in cartapesta dipinta opera di Jacopo Sansovino. Di recente scoperta è un frammento di affresco trecentesco raffigurante la Vergine sul trono mentre allatta il Bambino. L`attuale destinazione è ad auditorium.



Colonna di Vigo 
Venuta alla luce nel 1763 durante gli scavi per la ricostruzione della torre con orologio e campana del vecchio Palazzo di città, questa colonna è scolpita in marmo greco e sormontata da un capitello bizantino del XII secolo recante in cima il leone di San Marco, volgarmente detto "el gato". Fu collocata nel 1786 dal podestà Giulio Mussato e domina l'omonima piazza.



Refugium Peccatorium
E' uno degli angoli più caratteristici della città: si trova al lato sud della Cattedrale, nel cosiddetto Sagraéto (= piccolo sagrato). Il gruppo marmoreo raffigura la Madonna col Bambino, sormontato da una cupola dorata. La statua insieme alla balaustrata si trovava fino al 1814 sulla scalinata dell'antico palazzo comunale, poi demolito; davanti ad essa i condannati a morte si dice sostassero per recitare l'ultima preghiera.
Stendardo
E' un complesso marmoreo sostenente il pennone portabandiera e risalente al 1713: è costituito da tre talemoni ai quali la tradizione ha affibbiato i nomi di Meneghèto, Nane e Filippo. Esisteva però con diversa struttura fin dalla metà del 1400. 





CENNI SUL “ MUSEO DELL’OROLOGIO”
(Tratti da Aldo Bullo,Dino Memmo e Giovanna Bellemo)
 
La denominazione “TORRE DELL’OROLOGIO” intende sottolineare la singolarità e la specificità di questo museo ospitato nella millenaria torre campanaria di Sant’Andrea.
Alta circa trenta metri con uno spessore alla base di oltre un metro e venti, di origine romano-bizantina, veniva utilizzata come faro e torre di avvistamento.
Ristrutturata a partire dall’ottobre del 1997, con posizionamento dei vari piani e la loro messa in sicurezza, è stata inaugurata e aperta al pubblico come “ museo verticale”, a partire dal 16 settembre 2006.
Il percorso museale si snoda attraverso i vari piani permettendo al visitatore, seppure sinteticamente, di conoscere la storia della città, della chiesa di Sant’Andrea  e della “torre dell’orologio “.
All’entrata le vicende storiche della torre e dei suoi vari utilizzi nei secoli vengono brevemente raccontati attraverso alcuni documenti a partire dal 1339; l’antica croce in ferro, che fino al 1912 dominava dall’alto della torre la città, ora dà il benvenuto al visitatore.
Nel primo e nel secondo piano sono raccolte le mappe della città, della chiesa di Sant’Andrea e della sua torre, mappe provenienti dagli archivi storici locali e della provincia.
Dal terzo piano il percorso storico si arrichisce delle testimonianze della fede e della pietà popolare con la raccolta di numerosi ex-voto dedicati alla Madonna dell’Addolarata e con la preziosa stola dono del patriarca di Venezia Cardinale Aristide Naccari ( di origine chioggiotta), paramento avuto in dono dal papa San Pio X.
Una “via matrix”, che racconta dei sette dolori della Madonna ( gli originali sono esposti al Museo Diocesano) , e l’antica Via Crucis del 1906 completano  il breve percorso religioso.
Fiore all’occhiello del museo, dal quale poi deriva la sua denominazione,  l’orologio medioevale  ( coevo a quello di Salisbury in Inghilterra) rimane il coronamento di un percorso  nel “tempo” scandito da una serie di informazioni astronomiche e di un astrolabio che accompagnano il visitatore in un itinerario storico-temporale.
 
L’OROLOGIO MEDIOEVALE   *
 
Il 26 Febbraio 1386 l’orologio era già sulla torre nord-ovest dei civico palazzo pretorio; dal 31 maggio 1839 è ceduto dal comune alla parrocchia di Sant’ Andrea in occasione  della demolizione e ricostruzione dell’antico palazzo comunale.
Il maestro Aldo Bullo, esperto in marchingeni medioevali, ha ricostruito con ostinazione certosina tutta la storia dell’orologio e degli orologiai, spulciando negli archivi storici della città.
Un valido contributo alla valorizzazione di questo “fossile vivente” lo hanno dato il Prof. Ettore Pennestrì del Dipartimento di Meccanica Università Tor Vergata di Roma con una tesi della laureanda Ana Rivero Mediavilla e l’Ing. Marisa Addomine presidente del Registro Italiano Orologi da torre.
L’orologio ha subito qualche modifica nel corso dei secoli, la più significativa l’inserimento del pendolo dopo Galileo; la struttura originale, comunque pressochè inalterata , è divisa in due parti:
      -  quella anteriore con i rotismo che scandisce il tempo;
      -  quella posteriore con il rotismo preposto al suono delle ore.
      Nel 1424  è stata apportata una riparazione alla ruota “magistra”, relativa alla riparazione di     quattro denti.
Non si ha motivo di dubitare che i costruttori siano i Dondi, grandi costruttori di orologi e di sofisticate apparecchaiture meccaniche ( vedi “Astrario”, una cui riproduzione ,opera del Gruppo Astrario di Chioggia, si trova presso il locale Museo Civico); la “zampa di cane” nella parte terminale dei quattro montatnti laterali appare come un “marchio di fabbrica” che si identifica con la famiglia Dondi.
Il panorama che si gode dalla cella campanaria non ha bisogno di commenti.
                                                                      Cesare Mantovan
 

ricostruzione della pianta e del prospetto dell’antica Basilica di Sant’Andrea ( disegno Dino Memmo -1999)




Ritrovamento Archeologico durante gli Scavi in Piazzetta Duomo
Scritto da: Varagnolo Sandro
Su segnalazione di un cittadino, mi sono recato nel cantiere in Piazza Duomo, dove è in atto lo scavo per la sistemazione della pavimentazione della stessa Piazza.
Nel cantiere ho rilevato la presenza di reperti archeologici relativi al vecchio pavimento della Piazza risalente, a mio avviso, al XVII-XVIII sec., oltre ad un’edicola, che in un primo momento ho scambiato per la parte sotterranea di un pozzo, che pure, secondo la pianta del Sabbadino, (cinquecentesca), si dovrebbero trovare testimonianze.
Ho rilevato altresì, che il vicinato, e non solo, sono preoccupati per un’eventuale ritardo sull’avanzamento dei lavori.
Ritengo, doveroso segnalare alla cittadinanza e agli organi di governo, (è già stato avvisato l’Assessore di competenza), la presenza di tale scoperta, per una giusta utilizzazione dei reperti.A mio parere, sembra opportuno creare una finestratura che testimoni, come in effetti era il pavimento di questa piazza.
In una mia personale ricerca, ho notato la somiglianza di questa pavimentazione, in un dipinto del 1885 di Ettore Tito dal titolo “Scene Settecentesche”.
Ritengo verosimile, che il sito  possa riservare altre sorprese ed importanti ritrovamenti, auspico che siano recuperati e valorizzati quanto più possibili reperti, a testimonianza delle antiche origini della nostra città, ma al tempo stesso, spero in una celere risoluzione per un veloce proseguo dei lavori in atto.
Chioggia 13 Ottobre 2007                                                                                  Consigliere Comunale
                                                                                                                               Varagnolo Sandro



L’antica pavimentazione del Duomo

verrà ricostruita vicino alla Chiesa di San Martino
L’antica pavimentazione scoperta in piazza Duomo verrà riprodotta con una
ricostruzione ex novo. Questa la decisione all’indomani della riunione
sull’avanzamento dei lavori che ha visto confrontarsi assieme il Consorzio
Venezia Nuova, il vicesindaco Sandro Boscolo Todaro, l’assessore alla
cultura Nicola Boscolo Pecchie e la Sovrintendenza ai beni culturali.
Durante la riunione sono state prese in considerazione le varie ipotesi: “La
proposta di posizionare un rivestimento trasparente sopra i reperti è risultata
negativa– spiega l’assessore Nicola Boscolo “Pecchie” – Questo tipo di
intervento è possibile solo in particolari condizioni climatiche o in ambienti
climatizzati artificialmente perché la naturale formazione della condensa
impedisce la visuale. Abbiamo esperienza di questo già in Auditorium
comunale.”
La seconda valutazione scandagliata invece riguardava la possibilità di
lasciare aperta la pavimentazione per una superficie di 10 metri quadri:
“Questa ipotesi ha ricevuto la contrarietà della sovrintendenza per un fattore
di tutela del patrimonio storico. – commenta Pecchie - L’antica
pavimentazione lasciata alle intemperie e agli allagamenti dovuti all’acqua
alta si sbriciolerebbe letteralmente in meno di una decina d’anni e sarebbe
presto spazzata via.”. Il vicesindaco ribatte: “Un’area così concepita inoltre
potrebbe diventare facilmente ricettacolo di spazzatura”.
La soluzione quindi approvata in accordo è quella della ricostruzione della
pavimentazione sul suolo vicino alla Chiesa di San Martino. “La
riproduzione seguirà fedelmente la maglia della pavimentazione sottostante.
- spiegano l’assessore alla cultura e il vicesindaco – Dei pannelli illustreranno
la storia della pavimentazione e riprodurranno le fotografie dei reperti
portati alla luce e degli scavi effettuati.”
Una decisione che tuttavia deve tener conto delle competenze limitate del
Comune in materia. “L’amministrazione purtroppo rimane marginale nelle
decisioni anche se i lavori sono fatti nel territorio. – conclude Pecchie -
L’opera di sollecitazione compiuta vista la forte sensibilità per i beni storici
ha avuto i suoi frutti, per quanto possibile”.



Informazioni tratte da : www.guidapiu.it     www.chioggia.org
 
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