|
|
LA STORIA
La leggenda delle origini di Chioggia narra che Antenore, fuggito da Troia dopo la sua sconfitta, trovò rifugio nelle coste del Mar Adriatico assieme ad Aquilio e Clodio, anch'essi fuggitivi. La leggenda si dirama poi in tre parti: Aquilio, Antenore e Clodio fondarono rispettivamente le comunità di Aquileia, Padova e Clodia. Per quest'ultima, Clodio scelse come stemma un leone rampante rosso a ricordo di Troia. Il nome Clodia poi cambiò nei secoli in Cluza, Clugia e quindi Chiozza, per arrivare infine all'attuale toponimo Chioggia.
Chioggia è di origine romana, ne resta il tipico reticolato geometrico nella topografia urbana, e faceva parte di una più estesa centuriazione che comprendeva l'intera area della laguna di Venezia. [3]
I documenti più vecchi sono attribuiti al V secolo d.C., quando la città era parte di una provincia dell'impero bizantino. Nel medioevo la città ebbe una propria autonomia comunale e nel 1110 divenne anche sede episcopale.
Palazzi in stile veneziano dai colori vivaci si affacciano sul Canal Vena, che taglia longitudinalmente Chioggia ed è uno dei più pittoreschi della città
Una pagina importante della storia della città avvenne durante la cosiddetta guerra di Chioggia (rievocata nel Palio della Marciliana), l'ultimo scontro tra Repubblica di Genova e Serenissima Repubblica di Venezia.
Nel 1379 la città cadde in mano a Genova, per poi essere riconquistata dall'intervento veneziano nel 1380.
Chioggia fece parte della Repubblica di Venezia fino al 1797, anno in cui cadde in mano alle truppe di Napoleone Bonaparte.
In seguito al trattato di Campoformio, nel 1798, la città passò in mano all'Austria, a cui rimase tranne per un breve periodo in cui subentrarono nuovamente i francesi, fino al 1866, anno in cui Chioggia venne annessa al nascente Stato Italiano alla fine della terza guerra di indipendenza, quando, malgrado le sconfitte militari subite dalle forze italiane, con la notevole eccezione delle formazioni garibaldine, grazie all'alleanza con la Prussia, il governo austriaco fu costretto a cedere il Veneto e parte del l'odierno nordest all'Italia.
Durante la seconda guerra mondiale rischiò il bombardamento a tappeto da parte dell'aviazione alleata. Solo grazie alla rivolta dei cittadini i nazifascisti si arresero e il 27 aprile 1945 la città venne liberata dalle forze alleate
Il centro storico di Chioggia, se osservato dall'alto, appare a forma di lisca di pesce. La città viene denominata la Piccola Venezia per le caratteristiche urbanistiche della zona antica molto simile a quella di Venezia, il capoluogo veneto a cui la città è collegata da linee di battelli privati e dell'ACTV.
A Chioggia - sorta di isola collegata alla terraferma da poche strade rotabili - sono presenti, quindi, al pari di Venezia, calli, campi e canali. Il principale - dal punto di vista turistico, per la tipicità dei palazzi e delle chiese che vi si affacciano - è il citato Canal Vena, attraversato da nove ponti, per molti versi simili a quelli presenti a Venezia.
Il più imponente è il Ponte Vigo che chiude il canale a ridosso della laguna conducendo alla piazza omonima prospiciente la stazione dei battelli diretti a Pellestrina e nella quale troneggia un'alta colonna sormontata dal leone marciano, simbolo dell'orgoglio veneto ma ironicamente chiamato dai chioggiotti el gato (il gattone).
Gli altri canali che attraversano o racchiudono perpendicolarmente Chioggia sono il Canal Lusenzo, a sud, il Canal Lombardo, a ovest, e il Canale San Domenico, a est. La parte della città più esterna della città viene chiamata Riva Mare anche se in realtà non si affaccia sulla laguna; il nome deriva dalla sua posizione protesa, appunto, in direzione del mare.
Il ponte Vigo è l'ultimo ponte ad attraversare, a ridosso della laguna, il Canal Vena
Tratto da: Wikipedia L'enciclopedia libera!
Storia e Leggende sempre su Chioggia
Sulla fondazione di Chioggia esistono diverse leggende, fra queste ne ricor- diamo due: secondo la prima, il troiano Clodio sarebbe giunto in Italia assieme ad Enea ed Antenore dopo la distruzione della città, e qui avrebbe fondato “Clodia”; secondo un’altra leggenda, invece, la città, col nome di “Cluza”, sarebbe stata fondata dai Pelasgi, una polazione di epoca preellenica e proveniente dalla Tessaglia. Leggende a parte, l’origine della città va ricercata in epoca preromana, e la fondazione si deve probabilmente agli Etruschi. In epoca romana Chioggia fu un attivo porto commerciale, come ricorda anche la tavola Peuntingeriana (copia medievale di una mappa romana, oggi con- servata al Museo di Vienna). Il territorio di Chioggia viene citato anche da Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia (III, 16), dove compare come “Fossa Clodia” e “Brundulum”. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (V sec. d.C.) la penisola italiana vide il passaggio di numerose popolazioni barbare, che causarono la fuga degli abitanti della pianura verso zone impervie o verso isole. Per quanto riguarda Chioggia, la popolazione di allora aumentò grazie all’immigrazione degli abitanti della terraferma che si rifugiarono sulle isole della laguna veneta. L’incremento demografico si tradusse in breve tempo in problema sociale e politico, che stimolò la nascita di un governo articolato e l’alleanza con le altre isole della laguna. Nacque quindi la confederazione delle dodici isole (Chioggia e Sottomarina, rispettivamente Clodia Major e Clodia Minor erano l’XI e la XII isola dell’estuario), sottoposta all’Esarcato di Ravenna. Le continue aggressioni resero sempre più difficile per Bisanzio mantenere i rapporti con Ravenna; così all’inizio dell’VIII secolo, per fronteggiare le continue incursioni, gli abitanti delle isole della laguna elessero un capo militare, un Dux o Doge. Nel IX secolo, la città fu distrutta, dopo una tenace resistenza, da Pipino il Breve, che la assaltò per terra e per mare. Dopo il trattato di pace, stipulato nell’814, l’imperatore lasciò l’Italia, e la laguna veneta diventò, di fatto, una zona sottoposta al controllo di Venezia. Dopo la distruzione Chioggia fu ricostruita e lentamente riprese la sue normali attività; tuttavia, la città fu nuovamente devastata, questa volta da un’incursione degli Ungari nel 902. Nell’XI secolo Chioggia era un importante centro commerciale e strategi- co, per questo motivo fu preso di mira dai Padovani, che cercarono di conqui- stare la città alleandosi con i trevigiani e i ravennati. Tuttavia Chioggia, alleata con Venezia, resistette all’assalto. Nel XII secolo Enrico Giancarolo, Vescovo di Malmocco, trasferì la sede vescovile a Chioggia, accrescendo l’importanza della città. In quell’occasione, oltre al capitolo dei canonici, furono trasferite anche le reliquie dei Santi Felice e Fortunato, che diventarono i patroni delladiocesi. Durante il XIV secolo, i duricontrasti fra Genova e Venezia per ilpredominio sui mari portarono alla Guerra di Chioggia 1379-80. Nel 1379 igenovesi riuscirono ad occupare la città e la trasformarono in una roccaforte,tuttavia l’occupazione durò fino all’annoseguente, quando tornò in mano ai veneziani, dopo un lungo assedio. Dopoquest’episodio bellico, Chioggia non ritornerà mai più ad essere una città importante per le saline e la sua produzione sarà destinata solo per la sua sussistenza. Venezia sviluppò un piano strategico in cui Chioggia diventava una zona di difesa della laguna. Così facendo,però, isolò maggiormente la città e neaggravò la crisi. Nel XVI e nel XVII secolo, la città fu colpita dalla peste e più volte inondata; inoltre le guerre continue con i Turchi e le razzie dei pirati Usococchi non fecero che peggiorare lecondizioni di vita dei chioggiotti. Nel1515, gli abitanti di Chioggia furonoscomunicati da papa Giulio II per averdepredato due vascelli pontifici; mentreuna nuova scomunica giunse nel 1606 per sospetto di eresia. Le finanze dellacittà ricevettero un nuovo duro colpocon l’incendio del 1623, che devastòl’antica cattedrale; inoltre, poco più tardi, la peste portata dai lanzichenecchicausò la morte di più della metà degliabitanti. Nel XVIII secolo, nonostante lacrisi economica e sociale, che colpì anche Venezia, furono intrapresi numerosilavori di abbellimento e di arricchimento di case e palazzi pubblici e privati. Fuin questo periodo che furono realizzatila piazza e la cattedrale. La storia del-l’ormai decadente Repubblica di SanMarco terminò nel 1797, con l’avventodell’esercito francese guidato da Napoleone Bonaparte. Due giorni dopo l’en-trata dei francesi a Venezia, essi occuparono anche Chioggia, vi instauraronoun governo democratico e incamerarono i beni di diversi aristocratici e di al-cuni istituti ecclesiastici. Questo sconvolgimento politico durò poco tempo,poiché con il trattato di Campoformio il Veneto fu ceduto all’Austria, che ripristinò la vecchia classe dirigente. Durante il dominio austriaco vi fu una solleva-zione popolare contro una guarnigioneaustriaca il 20 aprile 1800, conosciutacome “La sollevazione del Cristo”, poiché avvenne durante la tradizionale processione del Cristo miracoloso di S.Domenico. Nel 1806 Chioggia fu nuovamente occupata dai francesi, che vi rimasero fino al 1814. Gli austriaci, ritornati al potere, furono costretti ad abbandonare la città nel 1848, ma ritornarono presto al governo e lo mantennerofino al 1866, quando furono sconfittinella battaglia di Sadowa dai Prussianialleati dei Piemontesi. Da questo momento Chioggia entrò a far parte del regno d’Italia. Fra le importanti operepubbliche intraprese nella seconda metà del XIX secolo ricordiamo: il trattoferroviario Rovigo-Chioggia (che perònon fu completato); la deviazione deltratto finale del Brenta, i cui detriti rischiavano di interrare la parte meridionale della laguna; la scuola elementare.Nonostante la città non fosse direttamente coinvolta nella Grande Guerra, il conflitto provocò una grave crisi economica e la morte di oltre 300 dei suoiabitanti. Fra i provvedimenti che dan-neggiarono maggiormente l’economiadella città vi fu l’impedimento della navigazione dell’Adriatico, a causa dellemine vaganti sparse in mare e l’allagamento dei campi coltivati dopo la disfatta di Caporetto. La crisi economica esociale che investì Chioggia al terminedella guerra portò alla nascita dei partitisocialisti e alla costituzione di Leghe organizzate della camera del Lavoro. Ilpartito socialista fu però costretto a dimettersi in seguito alla minaccia fascista che negli anni ‘20 prese il potere intutt’Italia. Nel 1935 furono realizzati ilporto e la diga di San Felice, che garantìmaggiore sicurezza alla navigazione econtribuì all’ampliamento della superficie della spiaggia. I bombardamenti della seconda guerra mondiale danneggiarono numerose abitazioni, tuttavia si riuscì ad evitare un massiccio bombardamento da parte degli alleati, tramite unfalò che avvisò gli aerei della cacciatadei tedeschi. Nel secondo dopoguerrala città vide una lenta ripresa economica, ma negli anni ‘60 trovò nello sviluppo del turismo, della molluschicoltura edella pesca i settori di slancio economico per la città.
Il progetto del Duomo fu affidato a Baldassarre Longhena, il quale disegnò unedificio a pianta basilicale a tre navate.All’interno si trovano il Battistero settecentesco realizzato da Alvise Cattajapietra, l’altare maggiore e il pulpito operadel Tremignon. Da notare le tele di numerosi artisti, fra cui Palma il Giovane,Piazzetta, Tiepolo, Cignaroli, Diziani e Liberi. Ricordiamo, infine, il bassorilievo collocato sopra la porta del campanile che raffigura la sosta notturna di Papa Alessandro III nel 1178.
PORTA GARIBALDI , con la sua bella struttura ad arco, è la porta di ingresso alla città. In passato era chiamata Porta o Torre di S. Maria, forse perché al suo interno ha un bel capitello della Madonna di marina, di autore ignoto, oltre ad una lapide che ricorda il passaggio di Papa Pio VII. La porta risale al 1530 e originariamente faceva parte della cinta di fortificazioni cinquecentesche erette a difesa della città. Il frontone presenta un’effigie del leone di San Marco, simbolo di dominio della Serenissima sui suoi territori. Attraverso Porta Garibaldi si entra nella strada principale di Chioggia, Corso del Popolo, che i chioggiotti chiamano anche "piazza".
PALAZZO GRASSI Il Palazzo, eretto nel XVIII secolo in sti-le neoclassico, era la residenza dell’omonima famiglia di ricchi mercantichioggiotti. Nel 1851 il Vescovo De Foretti acquistòl’edificio e lo donò alla città per ricavarne un ospedale civile. Il progetto dell’edificio fu commissionato all’architetto Andrea Tirali all’iniziodel XVIII secolo.
PIAZZETTA VIGO Colonna di Vigo La colonna è situata all’inizio di Corsodel Popolo; su di essa si trova il Leonedi San Marco, che per le sue fattezzenon molto regali è detto “el gato” daichioggiotti. La colonna, scolpita in marmo grecocon un capitello bizantino, è emersa nel1763, durante i lavori di ricostruzionedella torre con l’orologio del Palazzocittadino. La colonna fu collocata nellaposizione attuale dal podestà GiulioMussato.Ponte di Vigo È il ponte cittadino più interessante dalpunto di vista artistico; esso fu realizzato nel 1685 e nel 1762 fu impreziositocon marmi d’Istria che sostituirono la vecchia struttura lignea (duramenteprovata dalla Guerra di Chioggia). In passato sul ponte si trovava un fa-nale per facilitare l’orientamento deinaviganti.
PALAZZO COMUNALE L’edificio originario fu distrutto da un in-cendio che colpì Chioggia nel 1817, tuttavia è ancora visibile l’antica balaustraadornata di statue. L’attuale edificio, realizzato in stile neoclassico, era utilizzatoin passato come sede del potere imperiale e come carcere. All’interno del palazzo si trovano interessanti opere d’artequali: il trittico raffigurante la Giustiziatra i Santi Felice e Fortunato (1436),opera di Jacobello del Fiore e la tavolatrecentesca raffigurante Cristo tra i SantiFelice e Fortunato, di artista anonimo,collocati negli uffici del Sindaco e dellaGiunta. Da notare anche l’Ultima Cena diAntonio Vassilacchi (detto l’Aliense) e idisegni di Rosalba Carriera.
DUOMO DI CHIOGGIA L’edificio attuale fu costruito nel XVIIsecolo, dopo che un incendio nel 1623 distrusse l’antica chiesa del XII secolo. Il progetto del Duomo fu affidato a Baldassarre Longhena, il quale disegnò un edificio a pianta basilicale a tre navate. All’interno si trovano il Battistero settecentesco realizzato da Alvise Cattajapietra, l’altare maggiore e il pulpito opera del Tremignon. Da notare le tele di numerosi artisti, fra cui Palma il Giovane, Piazzetta, Tiepolo, Cignaroli, Diziani e Liberi. Ricordiamo, infine, il bassorilie- vo collocato sopra la porta del campanile che raffigura la sosta notturna di Papa Alessandro III nel 1178.
MUSEO CIVICO SAN FRANCESCO FUORI LE MURA La Storia dell’edificio Il Museo è collocato nell’ex Convento di San Francesco fuori le mura; l’edificio fu costruito nel 1315, tuttavia fu distrutto durante la guerra di Chioggia e ricostruito più tardi (nel 1434). Durante l’occupazione francese il Convento fu sconsa- crato e utilizzato in un primo momento come magazzino militare e suddiviso in due solai. Nella prima guerra mondiale l’edificio fu utilizzato come magazzino ortofrutticolo; nel secondo dopoguerra diventò ricovero per gli sfollati e, nella seconda metà del secolo scorso fu trasformato in un’autorimessa di autobus.
Il Museo Il museo civico, strutturato su tre piani, espone una collezione di reperti archeologici risalenti a varie epoche storiche. Il percorso della collezione è articolato con un criterio diacronico e tematico: al pian- terreno si trovano gli oggetti risalenti alle epoche preromana e romana (I sec. a.C. - VI d. C.); al primo piano sono esposti i reperti di epoca medievale, rinascimentale e moderna; al secondo piano è collocata una mostra di cantieristica e marineria lo- cale che va dal XVIII secolo sino ad oggi.
CHIESA DI SAN DOMENICO L’isoletta su cui è situata la chiesa di San Domenico (raggiungibile dall’omonimo ponte) era anticamente proprietà dei Monaci Benedettini. All’inizio del XIII secolo passò, invece, ai predicatori Domenicani che nel 1287 vi costruirono un convento e la chiesa; mentre in seguito vide la presenza dei Gesuiti. L’edificio antico, eretto in stile romanico, fu abbattuto e ricostruito fra il 1745 e il 1762, su disegno di Pietro Pelli. Il campanile, strutturato a pianta quadrata e terminante con una cella campanaria a bifore, fu realizzato nel XIV se- colo. All’interno della chiesa si trovano opere di notevole interesse artistico, fra queste ricordiamo: l’Orazione nell’orto, opera di Alvise dal Friso collocata sopra la porta; un San Paolo di Vittore Carpaccio (1520); le tele che raffigurano la Battaglia contro gli Albigesi realizzate da Pietro Damini; una composizione con Santi attribui- ta a Jacopo Tintoretto; la Pietà e i Santi di Leandro da Bassano. Ricordiamo, inoltre, il Crocifisso, venerato dalla popolazione locale, sulla cui sommità si trova un pelli- cano che, simbolicamente, rappresenta il sacrificio del Cristo morto in croce.
TEMPIETTO DI SAN MARTINO L’edificio fu realizzato in stile gotico-ve- neziano, dagli abitanti di Sottomarina, che si rifugiarono a Chioggia dopo la distruzione del paese da parte dei Genovesi nel XIV secolo. Il tempietto presenta una cupola esagonale, all’interno è abbellito da due pregevoli polittici raffiguranti gli episodi della vita di San Martino e la Madonna, attribuiti a Paolo Veneziano.
CHIESA DI SANT’ANDREA Situata lungo Corso del Popolo, la chie- sa fu fondata prima del XV secolo, tuttavia l’edificio fu ricostruito nella prima metà del XVIII secolo. La chiesa presenta una facciata barocca e il campanile, al suo fianco, è una struttura dell’ XI- XII secolo in stile romanico, utilizzata originariamente anche come torre di difesa e di avvistamento militare. All’in- terno si trova la Crocifissione conservata nella sagrestia, attribuita in un primo momento a Palma il Vecchio e successivamente a Marescalco (Giovanni Buonconsiglio). Ricordiamo inoltre le opere novecentesche di Antonio Mari- netti e di Giuseppe Cherubini e una cinquecentesca statua in legno dorato.
CHIESA E ORATORIO SS.TRINITÀ La chiesa, affacciata sulla Piazzetta XX Settembre, fu costruita nel suo aspetto attuale all’inizio del XVIII secolo, su progetto dell’architetto Andrea Tirali. L’edificio ha una struttura a pianta a croce greca, con una cupola centrale slanciata rispetto alla base, anche grazie alle colonne accoppiate poste agli angoli interni della chiesa. Da una cancellata barocca si intravede l’Oratorio dei Battuti, detti i “Rossi” per il colore del saio penitenziale.
CHIESA DI S. GIACOMO La chiesa porta il titolo di Basilica, in quanto conserva al suo interno la venerata icona raffigurante la Madonna della Na- vicella, ritrovata dopo l’apparizione sulla riva della spiaggia di Sottomarina della Madonna con il Corpo di Cristo piagato dai peccati dei chioggiotti nel 1508. L’icona è collocata all’interno dell’altare maggiore e contornata da diverse tolele (tavolette votive donate come ex-voto). L’antico edificio romanico fu demolito e sosti- tuito da quello attuale, su progetto di Domenico Belli e consacrato alla fine del XVIII secolo. All’interno va notata l’interessante pala d’altare con due Santi nella parte inferiore, attributi a Giovanni Bellini detto il Giambellino, mentre la parte supe- riore è di Antonio Marinetti; al centro è collocato il volto della Vergine, un affre- sco staccato dal Palazzo Granaio. Di notevole interesse anche il grande affresco del soffitto (XVIII sec.), la cui realizzazione si deve l pittore locale Antonio Marinetti (detto il Chiozzotto) e al vicentino Maure.
Chiesa Filippini
A destra del Palazzo comunale si apre la Piazza XX Settembre, di piccole dimensioni. Superato il ponte sul canale della Vena, in fondo alla piazza, si trova la chiesa dei Filippini, eretta nel 1722 per volontà della famiglia Manin cui appartenne l`ultimo Doge, figlio del Conte Ludovico. L`interno è composto di un`unica navata con tre cappelle per lato e sul soffitto, in basso del riquadro centrale e tra i magistrati veneziani, Giacomo Casa (sec. XIX) ha raffigurato il Conte Manin. Sopra la porta d`ingresso si trova, inoltre, un`opera del sec. XVI di difficile attribuzione: La lavanda dei piedi.
PALAZZO GRANAIO Il Palazzo, uno fra gli edifici più antichi della città, fu realizzato in stile gotico nella prima metà del XIV secolo per conservare il grano della città. Anticamente il Palazzo poggiava su più di 60 colonne, che furono cementate all’inizio del secolo scorso per ricavarne un pianoterra. Da notare l’edicola con la Madonna col Bambino, attribuita a Jacopo Sansovino.
Auditorium - Ex Chiesa San Nicolo'
A sud della Piazzetta Granaio si trova la ex Chiesa di S. Nicolò, edificio del 1322 ad un piano, costruito, probabilmente sulle fondamenta di un altro risalente al 1211, su un portico a pilastri di pietra d`Istria e rimaneggiato nel 1864, che conserva, entro un tabernacolo gotico, una Madonna col bambino in cartapesta dipinta opera di Jacopo Sansovino. Di recente scoperta è un frammento di affresco trecentesco raffigurante la Vergine sul trono mentre allatta il Bambino. L`attuale destinazione è ad auditorium.
Colonna di Vigo
Venuta alla luce nel 1763 durante gli scavi per la ricostruzione della torre con orologio e campana del vecchio Palazzo di città, questa colonna è scolpita in marmo greco e sormontata da un capitello bizantino del XII secolo recante in cima il leone di San Marco, volgarmente detto "el gato". Fu collocata nel 1786 dal podestà Giulio Mussato e domina l'omonima piazza.
Refugium Peccatorium
E' uno degli angoli più caratteristici della città: si trova al lato sud della Cattedrale, nel cosiddetto Sagraéto (= piccolo sagrato). Il gruppo marmoreo raffigura la Madonna col Bambino, sormontato da una cupola dorata. La statua insieme alla balaustrata si trovava fino al 1814 sulla scalinata dell'antico palazzo comunale, poi demolito; davanti ad essa i condannati a morte si dice sostassero per recitare l'ultima preghiera.
Stendardo
E' un complesso marmoreo sostenente il pennone portabandiera e risalente al 1713: è costituito da tre talemoni ai quali la tradizione ha affibbiato i nomi di Meneghèto, Nane e Filippo. Esisteva però con diversa struttura fin dalla metà del 1400.
CENNI SUL “ MUSEO DELL’OROLOGIO”
(Tratti da Aldo Bullo,Dino Memmo e Giovanna Bellemo)
La denominazione “TORRE DELL’OROLOGIO” intende sottolineare la singolarità e la specificità di questo museo ospitato nella millenaria torre campanaria di Sant’Andrea.
Alta circa trenta metri con uno spessore alla base di oltre un metro e venti, di origine romano-bizantina, veniva utilizzata come faro e torre di avvistamento.
Ristrutturata a partire dall’ottobre del 1997, con posizionamento dei vari piani e la loro messa in sicurezza, è stata inaugurata e aperta al pubblico come “ museo verticale”, a partire dal 16 settembre 2006.
Il percorso museale si snoda attraverso i vari piani permettendo al visitatore, seppure sinteticamente, di conoscere la storia della città, della chiesa di Sant’Andrea e della “torre dell’orologio “.
All’entrata le vicende storiche della torre e dei suoi vari utilizzi nei secoli vengono brevemente raccontati attraverso alcuni documenti a partire dal 1339; l’antica croce in ferro, che fino al 1912 dominava dall’alto della torre la città, ora dà il benvenuto al visitatore.
Nel primo e nel secondo piano sono raccolte le mappe della città, della chiesa di Sant’Andrea e della sua torre, mappe provenienti dagli archivi storici locali e della provincia.
Dal terzo piano il percorso storico si arrichisce delle testimonianze della fede e della pietà popolare con la raccolta di numerosi ex-voto dedicati alla Madonna dell’Addolarata e con la preziosa stola dono del patriarca di Venezia Cardinale Aristide Naccari ( di origine chioggiotta), paramento avuto in dono dal papa San Pio X.
Una “via matrix”, che racconta dei sette dolori della Madonna ( gli originali sono esposti al Museo Diocesano) , e l’antica Via Crucis del 1906 completano il breve percorso religioso.
Fiore all’occhiello del museo, dal quale poi deriva la sua denominazione, l’orologio medioevale ( coevo a quello di Salisbury in Inghilterra) rimane il coronamento di un percorso nel “tempo” scandito da una serie di informazioni astronomiche e di un astrolabio che accompagnano il visitatore in un itinerario storico-temporale.
L’OROLOGIO MEDIOEVALE *
Il 26 Febbraio 1386 l’orologio era già sulla torre nord-ovest dei civico palazzo pretorio; dal 31 maggio 1839 è ceduto dal comune alla parrocchia di Sant’ Andrea in occasione della demolizione e ricostruzione dell’antico palazzo comunale.
Il maestro Aldo Bullo, esperto in marchingeni medioevali, ha ricostruito con ostinazione certosina tutta la storia dell’orologio e degli orologiai, spulciando negli archivi storici della città.
Un valido contributo alla valorizzazione di questo “fossile vivente” lo hanno dato il Prof. Ettore Pennestrì del Dipartimento di Meccanica Università Tor Vergata di Roma con una tesi della laureanda Ana Rivero Mediavilla e l’Ing. Marisa Addomine presidente del Registro Italiano Orologi da torre.
L’orologio ha subito qualche modifica nel corso dei secoli, la più significativa l’inserimento del pendolo dopo Galileo; la struttura originale, comunque pressochè inalterata , è divisa in due parti:
- quella anteriore con i rotismo che scandisce il tempo;
- quella posteriore con il rotismo preposto al suono delle ore.
Nel 1424 è stata apportata una riparazione alla ruota “magistra”, relativa alla riparazione di quattro denti.
Non si ha motivo di dubitare che i costruttori siano i Dondi, grandi costruttori di orologi e di sofisticate apparecchaiture meccaniche ( vedi “Astrario”, una cui riproduzione ,opera del Gruppo Astrario di Chioggia, si trova presso il locale Museo Civico); la “zampa di cane” nella parte terminale dei quattro montatnti laterali appare come un “marchio di fabbrica” che si identifica con la famiglia Dondi.
Il panorama che si gode dalla cella campanaria non ha bisogno di commenti.
Cesare Mantovan
ricostruzione della pianta e del prospetto dell’antica Basilica di Sant’Andrea ( disegno Dino Memmo -1999)
Ritrovamento Archeologico durante gli Scavi in Piazzetta Duomo
Scritto da: Varagnolo Sandro
Su segnalazione di un cittadino, mi sono recato nel cantiere in Piazza Duomo, dove è in atto lo scavo per la sistemazione della pavimentazione della stessa Piazza.
Nel cantiere ho rilevato la presenza di reperti archeologici relativi al vecchio pavimento della Piazza risalente, a mio avviso, al XVII-XVIII sec., oltre ad un’edicola, che in un primo momento ho scambiato per la parte sotterranea di un pozzo, che pure, secondo la pianta del Sabbadino, (cinquecentesca), si dovrebbero trovare testimonianze.
Ho rilevato altresì, che il vicinato, e non solo, sono preoccupati per un’eventuale ritardo sull’avanzamento dei lavori.
Ritengo, doveroso segnalare alla cittadinanza e agli organi di governo, (è già stato avvisato l’Assessore di competenza), la presenza di tale scoperta, per una giusta utilizzazione dei reperti.A mio parere, sembra opportuno creare una finestratura che testimoni, come in effetti era il pavimento di questa piazza.
In una mia personale ricerca, ho notato la somiglianza di questa pavimentazione, in un dipinto del 1885 di Ettore Tito dal titolo “Scene Settecentesche”.
Ritengo verosimile, che il sito possa riservare altre sorprese ed importanti ritrovamenti, auspico che siano recuperati e valorizzati quanto più possibili reperti, a testimonianza delle antiche origini della nostra città, ma al tempo stesso, spero in una celere risoluzione per un veloce proseguo dei lavori in atto.
Chioggia 13 Ottobre 2007 Consigliere Comunale
Varagnolo Sandro
L’antica pavimentazione del Duomo
verrà ricostruita vicino alla Chiesa di San Martino
L’antica pavimentazione scoperta in piazza Duomo verrà riprodotta con una
ricostruzione ex novo. Questa la decisione all’indomani della riunione
sull’avanzamento dei lavori che ha visto confrontarsi assieme il Consorzio
Venezia Nuova, il vicesindaco Sandro Boscolo Todaro, l’assessore alla
cultura Nicola Boscolo Pecchie e la Sovrintendenza ai beni culturali.
Durante la riunione sono state prese in considerazione le varie ipotesi: “La
proposta di posizionare un rivestimento trasparente sopra i reperti è risultata
negativa– spiega l’assessore Nicola Boscolo “Pecchie” – Questo tipo di
intervento è possibile solo in particolari condizioni climatiche o in ambienti
climatizzati artificialmente perché la naturale formazione della condensa
impedisce la visuale. Abbiamo esperienza di questo già in Auditorium
comunale.”
La seconda valutazione scandagliata invece riguardava la possibilità di
lasciare aperta la pavimentazione per una superficie di 10 metri quadri:
“Questa ipotesi ha ricevuto la contrarietà della sovrintendenza per un fattore
di tutela del patrimonio storico. – commenta Pecchie - L’antica
pavimentazione lasciata alle intemperie e agli allagamenti dovuti all’acqua
alta si sbriciolerebbe letteralmente in meno di una decina d’anni e sarebbe
presto spazzata via.”. Il vicesindaco ribatte: “Un’area così concepita inoltre
potrebbe diventare facilmente ricettacolo di spazzatura”.
La soluzione quindi approvata in accordo è quella della ricostruzione della
pavimentazione sul suolo vicino alla Chiesa di San Martino. “La
riproduzione seguirà fedelmente la maglia della pavimentazione sottostante.
- spiegano l’assessore alla cultura e il vicesindaco – Dei pannelli illustreranno
la storia della pavimentazione e riprodurranno le fotografie dei reperti
portati alla luce e degli scavi effettuati.”
Una decisione che tuttavia deve tener conto delle competenze limitate del
Comune in materia. “L’amministrazione purtroppo rimane marginale nelle
decisioni anche se i lavori sono fatti nel territorio. – conclude Pecchie -
L’opera di sollecitazione compiuta vista la forte sensibilità per i beni storici
ha avuto i suoi frutti, per quanto possibile”.
Informazioni tratte da : www.guidapiu.it www.chioggia.org
|
|
|
|
|
|